Venezia…oltre la biennale!

Se il presente di Venezia è su tutti i giornali, il futuro è in mano ai suoi abitanti e si ispira al passato.  

Il vedutismo settecentesco ci ha regalato ritratti di paesaggi naturali e urbani così suggestivi e particolareggiati da sembrare fotografie (anche se la fotografia nascerà cent’anni dopo). La loro straordinarietà risiede nella capacità di armonizzare regola e caos: al rigore con cui è stato ricostruito lo scenario corrisponde la vitalità delle figure umane che lo animano, ciascuna intenta a fare qualcosa o ad andare da qualche parte, incessantemente da tre secoli e mezzo a questa parte.

Uno dei soggetti più amati dai vedutisti e forse forse la ragione stessa della nascita di questa corrente pittorica fu Venezia, tanto che uno dei maestri era appunto veneziano: Giovanni Antonio Canal, detto il Canaletto. La sua Venezia è estremamente fedele a quella reale e più ancora a quella contemporanea che, nell’ultimo anno, ha ritrovato tutta la sua umana vitalità.

Canaletto, Campo di Rialto, Venezia (1758-1763; © Gemäldegalerie, Berlin)

Sì perché, anche se è strano dichiararlo, le restrizioni dovute alla pandemia hanno permesso alla città e ai suoi abitanti di riappropriarsi degli spazi che negli ultimi anni sono stati letteralmente soffocati dal turismo di massa

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Non è certo nostra intenzione negare le conseguenze disastrose del Covid-19, tra le quali l’agonia del comparto ricettivo (una questione che non ci compete e rinviamo ad altre sedi), ma dobbiamo rendere merito alla cittadinanza e alle istituzioni veneziane che hanno dimostrato che le risorse su cui una città può contare per fronteggiare i cambiamenti, sono le persone che la abitano e la vivono quotidianamente. In questi mesi infatti, Venezia ha ritrovato quelle ricchezze che vanno oltre i monumenti e che la rendono una rarità: la sua dimensione umana e gli spazi urbani multifunzionali, la cultura e il saper fare artigiano, la mobilità leggera (la città si percorre solo a piedi o in barca), il forte senso di appartenenza della sua comunità che rimane contemporaneamente connessa al mondo.

Tutto ciò rende Venezia intelligente, sostenibile e moderna, senza dover ricorrere a grandi piani di riqualificazione e riprogrammazione, come sta accadendo in tante altre città. A detta di Bruno Racine, Direttore della Punta della Dogana e di Palazzo Grassi,

“Venezia per troppi anni è stata in balia del turismo di massa. Invece questa città è un laboratorio in cui si costruisce il futuro; per farlo serve un equilibrio tra il compito di preservare il patrimonio immenso e la creazione delle condizioni necessarie per vivere la città e attirare nuovi abitanti.
Canaletto, Piazza San Marco verso la Basilica, Venezia (1723, © Museo Thyssen-Bornemisza, Madrid)

Le istituzioni si stanno già muovendo in questa direzione. Ca’ Foscari, lo Iuav, il Conservatorio di musica Benedetto Marcello e l’Accademia di Belle Arti, con il sostegno del Comune e dalla Città Metropolitana, hanno fondato il consorzio Study in Venice, un polo internazionale di eccellenza per l’educazione superiore che permette di seguire, in italiano o in inglese, singoli corsi tematici o di lingua, corsi estivi, corsi di laurea e laurea magistrale, corsi di dottorato e specializzazione. L’obiettivo è attirare giovani studenti e l’impegno nei loro confronti è quello di garantire la costruzione di politiche per lo sviluppo di un’offerta occupazionale di qualità.  

Un’altra innovazione adottata dalla città è la piattaforma Families_Share, un progetto europeo a cui Venezia ha partecipato come città pilota e che Cà Foscari, in occasione dell’emergenza dovuta al covid-19, ha implementato per le famiglie dei suoi dipendenti. Si tratta di un network co-progettato “dal basso” che supporta le famiglie nella condivisione del tempo e nella gestione delle attività di cura e intrattenimento dei bambini. Il progetto integra i concetti di banca del tempo e sfrutta il potenziale delle reti delle tecnologie per aumentare l’innovazione partecipativa e incoraggiare i quartieri ad auto-organizzarsi, perché si sa “per crescere un bambino serve un villaggio”.

E Venezia è una perfetta città villaggio, anche se Roberto Cicutto, direttore della Biennale, la vede più come la Silicon Valley della Cultura e ambisce a trasformare l’istituzione più antica della città in uno spazio vitale che attiri nuovi residenti e sviluppi nuove funzioni 365 giorni all’anno, perché dice La Biennale non può più essere solo una meta turistica”.  

Canaletto, Canal Grande da Santa Maria della Carità (oggi sede delle Gallerie dell’Accademia), Venezia (1726; © Pinacoteca Agnelli, Torino)

Siamo solo all’inizio della “rinascita di Venezia” e ci sono tante domande ancora in sospeso, una tra tutte:

come difendere la città dall’innalzamento del mare che, per fine secolo, si stima tra i 50 e i 110 centimetri? Le paratoie del Mose non basteranno.

Dall’Arsenale, sede dell’Istituto di Scienze Marine trapelano proposte per interventi ancora più ambiziosi, come quella di separare la laguna dal mar Adriatico…

Tuttavia alla domanda dell’anno: “Come vivremo di nuovo insieme?

2 Venezia ha già una risposta chiara e la visione non si discosta molto dalle vedute settecentesche del Canaletto. Al posto dei mercanti gli studenti, sulle gondole giovani professionisti e genitori di ritorno dal lavoro, nei campi e nelle calli al mattino bancarelle di pesce, frutta e verdura e nel pomeriggio i bambini a giocare e a crescere sotto i molteplici occhi di una comunità coesa, intelligente, moderna. Sullo sfondo sempre lei, rigorosamente bellissima, la città eretta su canne e legni, frutto di una fuga antica e di una capacità di resilienza assolutamente contemporanea. 

Canaletto, Il Canal Grande da Palazzo Corner Spinelli verso il ponte di Rialto, Venezia (1730,
© Gemaldegalerie Alte Meister, Staarliche Kunstsammlungen, Dresda)

A vent’anni dalla prima edizione, nel novembre scorso è uscito il libro Venezia è un pesce. Una nuova guida di Tiziano Scarpa, edita da Feltrinelli. L’illustrazione di copertina è molto accattivante e l’autore assicura sia “un libro nuovo, quasi raddoppiato”. Dentro c’è tutto quello che chiunque dovrebbe conoscere e soprattutto provare per poter dire di essere stato a Venezia. È un libro viaggio, che vale pena leggere e rileggere, per ricordare che la città la si vive a partire dai sensi, per esempio dagli odori delle sue storie più fetide…